Un po' di teoria..

 

Premessa

Non pretendo di scrivere un prontuario di armonia in poche righe e mi scuso in anticipo con chi ne sa molto più di me. Vorrei solo fornire qualche minima informazione di base ed una serie di esempi riguardo alle successioni degli accordi utilizzati per gli arpeggi.

Succede infatti che in numerose indicazioni riguardanti l’accompagnamento per chitarra si segnala semplicemente di “arpeggiare”, in alcuni casi indicando anche le modalità del movimento della mano destra.

Esistono però alcune regole dell’armonia “classica” o “tonale”, insomma l’armonia utilizzata più o meno dai corali dal XVI fino a quasi tutto il XIX secolo e ancora oggi più o meno consapevolmente in molta musica “leggera”, che sarebbe bene provare a rispettare per essere un minimo più rigorosi e allo stesso tempo ottenere effetti più convincenti alle orecchie degli ascoltatori più sensibili.

Pertanto, nella prima parte proverò a spiegare in estrema sintesi le regole (almeno quelle per la selezione delle note di due accordi consecutivi), nella seconda parte presenterò una successione di accordi “ordinati” in modo da rispettarle (limitandomi alle tonalità più utilizzate).

Nota introduttiva I

Fate molta attenzione !

Se scrivo un arpeggio come questo

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Dal punto di vista armonico equivale a questo

Nota introduttiva II

Su una tastiera di un pianoforte o di un organo  troverete una sequenza di tasti bianchi e di tasti neri:

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I 7 tasti bianchi corrispondono alle note Do Re Mi Fa Sol La Si . I 5 tasti neri sono inseriti tra il Do e il Re  - si dice Do diesis (#) quando si intende la nota Do aumentata di mezzo tono oppure Re bemolle (b) quando si intende la nota Re diminuita di mezzo tono – tra il Re e il Mi (Re# o Mib), tra il Fa e il Sol (Fa# o Solb), tra il Sol e il La (Sol# o Lab) e tra il La e il Si (La# o Sib).

Tutti i 12 suoni qui riportati distano tra loro della stessa quantità che si dice mezzo tono.

Pertanto la notazione # indica l’innalzamento di mezzo tono di una nota, la notazione b l’abbassamento di mezzo tono.

Le alterazioni possono essere molteplici, ad es. FAx si dice Fa doppio diesis, Sibb , Si doppio bemolle, ecc.

Nota introduttiva III

L’estensione di una chitarra va da un Mi sotto il pentagramma della chiave di basso ad un Sol / La sopra il pentagramma in chiave di violino. Di solito si usa però la chiave di violino “ottavata” una chiave in cui i valori delle note reali risultano un’ottava al di sotto di quanto scritto

 

Note reali

 

Equivalenza con la chiave ottavata

La nota più bassa è la sesta corda a vuoto (Mi), Tenendo premuto con la mano sinistra sul primo tasto troviamo il Fa e successivamente, ogni volta che ci spostiamo di un tasto, alziamo la nota di mezzo tono: pertanto, sulla sesta corda, troveremo nelle prime posizioni:

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Sulla quinta corda

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Sulla quarta corda

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Sulla terza corda

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Sulla seconda corda

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E infine sulla prima corda

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La scala maggiore

La scala maggiore (prendiamo come esempio la scala di Do maggiore) è la scala che tutti sappiamo cantare (Do Re Mi Fa Sol La Si Do). Da quanto detto prima tra il Do e il Re c’è una distanza di un tono, tra il Re e il Mi di un tono, tra il Mi e il Fa di mezzo tono, tra il Fa e il Sol di un tono, tra il Sol e il La di un tono, tra il La e il Si di un tono e infine, per chiudere il cerchio, tra il Si e il Do di mezzo tono.

In armonia, la prima nota si dice tonica (Do naturale), la quarta si dice sottodominante (Fa naturale), la quinta dominante (Sol naturale), la settima sensibile (e dista mezzo tono dalla tonica).

Questa sequenza vale per tutte le scale maggiori.

Se partiamo ad es. da La, la seconda nota deve distare un tono e sarà quindi un Si, la terza deve distare un tono dalla seconda e quindi dovrà essere un Do# visto che il Si e il Do distano di un semitono, e così via, troveremo Re, Mi Fa# e Sol#.

 

La scala minore

La scala minore (prendiamo come esempio la scala di La minore) è costituita dalla tonica (La naturale), seguita dalla seconda che dista due semitoni (Si naturale), la terza un semitono dalla seconda (Do naturale), la quarta (detta sottodominante) due semitoni dalla terza (Re naturale), la quinta, detta dominante dista due semitoni dalla quarta (Mi naturale), la sesta dista un semitono dalla quinta (Fa naturale) e la settima, detta sensibile, tre semitoni dalla sesta (Sol #). Conseguentemente la sensibile dista un semitono dalla tonica. A volte si può trovare alterata anche la sesta (ovvero Fa #) e a volte può non essere alterata la settima (perdendo così la funzione di sensibile).

I casi più frequenti riguardano la scala discendente che di norma richiede i due suoni naturali (vedi sequenza sotto)

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e la scala ascendente che di norma richiede i due suoni alterati

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Gli intervalli

Si parla di intervallo armonico nel caso di sovrapposizione di un’altra nota suonata nello stesso momento, di intervallo melodico nel caso di successione di note.

A partire da una nota qualsiasi (es. DO), si possono avere i seguenti intervalli:

Unisono.

L’unisono può essere giusto (es. DO – DO), eccedente (DO – DO#), diminuito (DO – DOb ). Ci sarebbero poi il “più che eccedente” (Do – DOx) ecc.. all’infinito.. Ma questi vanno ben al di là di questa misera trattazione.

Seconda

L’intervallo di seconda può essere maggiore (DO – RE), minore (DO – REb ), eccedente (DO – RE#), diminuito (DO – REbb )

Attenzione scrivere DO – DO# o DO – REb , dal punto di vista armonico, non è la stessa cosa anche se hanno di fatto gli stessi suoni (si dice che sono enarmonici).

Terza

Come la seconda può essere maggiore (DO – MI), minore (DO – MIb ), eccedente (DO – MI#), diminuito (DO – MIbb )

Quarta

Come l’unisono può essere giusto (es. DO – FA), eccedente (DO – FA#), diminuito (DO – FAb ).

Quinta

Come l’unisono può essere giusto (es. DO – SOL), eccedente (DO – SOL#), diminuito (DO – SOLb ).

Sesta

Come la seconda può essere maggiore (DO – LA), minore (DO – LAb ), eccedente (DO – LA#), diminuito diminuito (DO – LAbb)

Settima

Come la seconda può essere maggiore (DO – SI), minore (DO – SIb ), eccedente (DO – SI#), diminuito diminuito (DO – SIbb )

 

Gli accordi

Un accordo è un insieme di note suonate insieme. Prenderemo in considerazione due tipi di accordi, quelli con tre suoni differenti (triadi) e quelli con quattro suoni differenti.

Attenzione, la differenza è tra il numero di suoni differenti, ad esempio:

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è una triade (Do-Mi-Sol-Do). A livello di intervalli diremo che il Mi è la terza (dista dalla nota fondamentale di una terza) e che il Sol è una quinta (dista dalla nota fondamentale di una terza).

Gli accordi che prenderemo in considerazione sono costruiti “per terze” ovvero sovrapponendo alla prima nota dell’accordo (es. DO), una seconda nota ad intervallo di terza, una terza nota ad intervallo di terza dalla seconda ed eventualmente una quarta nota ad intervallo di terza dalla terza nota.

 

Tipi di accordo

Un accordo maggiore è un accordo in cui la seconda nota dista dalla prima di una terza maggiore e la terza dalla seconda di una terza minore.

Un accordo minore è un accordo in cui la seconda nota dista dalla prima di una terza minore e la terza dalla seconda di una terza maggiore.

Nota

Per quanto detto per costruire l'accordo di LA maggiore devo prendere un La, la nota che dista una terza maggiore ovvero un Do# e la nota che dista dal Do# una terza minore ovvero il Mi.

Per costruire l'accordo di La minore devo prendere un La, la nota che dista una terza minore ovvero un Do e la nota che dista dal Do una terza maggiore ovvero il Mi.

Come si vede i due accordi sono uguali a meno della nota intermedia che varia di mezzo tono e si dice anche modale perché è la sua variazione a distinguere tra il modo maggiore e il modo minore.

Un accordo diminuito è un accordo in cui la seconda nota dista dalla prima di una terza minore e la terza dalla seconda di una terza minore.

Un accordo eccedente è un accordo in cui la seconda nota dista dalla prima di una terza maggiore e la terza dalla seconda di una terza maggiore.

Un accordo di quattro suoni costruito come descritto sopra, è un accordo di settima. Ne esistono di vari tipi che per il momento non staremo a descrivere nel dettaglio.

 

I gradi

Data una scala, l’accordo che si forma sulla triade partendo dalla prima nota si dice accordo di primo grado (o di tonica). Ad es. in Do maggiore Do-Mi-Sol.

L’accordo che si forma sulla triade partendo dalla seconda nota si dice accordo di II grado. Ad es. in Do maggiore Re-Fa-La.

Proseguendo si arriva all’accordo di III grado, di IV grado (o di sottodominante), di V (o di dominante), di VI e di VII grado.

Gli accordi si costruiscono utilizzando le alterazioni proprie della scala della tonalità scelta.

In una tonalità maggiore il I grado è – ovviamente - un accordo maggiore (es. Do-Mi-Sol), il II grado un accordo minore e così pure il III grado, il IV e il V sono accordi maggiori, il VI è un accordo minore e il VII è un accordo diminuito.

In una tonalità minore il I grado è ovviamente minore, il II è diminuito, il III è maggiore (e non si altera la sensibile), il IV è minore, il V è di norma maggiore (con alterazione della sensibile) e raramente minore, il VI è maggiore, il VII è diminuito (con alterazione della sensibile.

Esempio:      La maggiore (Fa#, Do# e Sol# in chiave)                   La minore (nessuna alterazione in chiave)

I grado:         La-Do#-Mi                                                                           La-Do-Mi

II grado:        Si-Re-Fa#                                                                            Si-Re-Fa

III grado:       Do#-Mi-Sol#                                                                       Do-Mi-Sol

IV grado:      Re-Fa#-La                                                                           Re-Fa-La

V grado:       Mi-Sol#-Si                                                                           Mi-Sol#-Si (raramente Mi-Sol-Si)

VI grado:      Fa#-La-Do#                                                                        Fa-La-Do

VII grado:     Sol#-Si-Re                                                                          Sol#-Si-Re

Come si può notare, sono solo due gli accordi identici e si trovano sul V e sul VII grado

 

I rivolti

Gli accordi si possono presentare in stato fondamentale (con la tonica al basso), in primo rivolto (con la terza al basso) e in casi rari (e ben definiti) in secondo rivolto (con la quinta al basso).

Un accordo di settima si può presentare anche con la settima al basso.

Es. sull’accordo di Do

 

Stato fondamentale 

 

Primo rivolto

 

Secondo rivolto

 

Settima al basso

Le voci

Prenderemo in considerazione il caso di 4 voci distinte che, per analogia con le voci umane, definiremo, a partire dalla più bassa, Basso, Tenore, Contralto e Soprano.

Nell’accordo già più volte usato

 

il Do basso è la voce di basso, il Mi la voce di tenore, il Sol la voce di contralto e il Do acuto la voce di Soprano.

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Le regole fondamentali

Una breve illustrazione delle regole principali prescindendo dalle mille eccezioni.

Nota importante: gli esempi seguenti sono sempre intesi senza alterazioni in chiave

1 In un accordo devono sempre essere presenti la tonica (il Do nell’esempio) e la terza (il Mi dell’esempio).

Quindi:

 

Ok (manca la quinta)

 

No (manca la terza)

Per la tonica è evidente ma, in questo caso, per la terza il motivo è abbastanza semplice, essendo la nota che distingue tra accordo minore e maggiore, se manca viene meno l’identità stessa dell’accordo.

2 Sono vietati i movimenti di quinte e ottave parallele.

Vediamo subito un esempio

L’intervallo tra basso e tenore è una quinta sia nell’accordo di partenza che in quello di arrivo e così l’intervallo tra basso e contralto è un’ottava sia nell’accordo di partenza che in quello di arrivo: si “parte” da una quinta (o da un’ottava) e si “arriva” ad una quinta (o ad un’ottava). Si dicono quinte e ottave parallele.

3 Sono vietati movimenti per moto retto (ovvero entrambe le voci che salgono o scendono) verso una quinta o un’ottava.

Si parte cioè da un intervallo diverso e si arriva ad una quinta o ad un’ottava per moto retto.

L’intervallo tra basso e tenore parte da una terza e arriva ad una quinta ed entrambe le voci si muovono nella stessa direzione. Si dicono quinte o ottave nascoste.

Sono però ammessi se la voce più bassa salta (si muove di un intervallo almeno di terza) e la voce più alta si muove per grado congiunto (ovvero per intervallo di seconda)

L’intervallo tra basso e tenore parte da una terza e arriva ad una quinta ed entrambe le voci si muovono nella stessa direzione. Si dicono quinte o ottave nascoste.

Un po’ meno ammesso ma non così grave (mi perdonino i puristi !) il viceversa.

Il basso si muove di grado congiunto mentre il tenore salta

4 Gli intervalli di settima vanno preparati.

Preparare vuol dire presentare la nota che diventerà la settima nell’accordo precedente:

 

Ok

 

No

Il secondo accordo è un Fa maggiore con la settima (la nota Mi che infatti dista una settima dal Fa). Nel primo caso il Mi è presente (e nella stessa voce) nell’accordo precedente, nel secondo caso no.

Fa eccezione (importantissima) l’accordo di settima sulla dominante (che si dice settima di dominante), ovvero, se siamo in tonalità di Do maggiore:

 

Ok

5 Gli accordi di settima vanno risolti.

Risolvere vuol dire che la settima dell’accordo deve scendere di grado

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6 Gli intervalli diminuiti devono risolvere scendendo di grado

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7 La sensibile deve salire alla tonica.

E' una regola essenziale per tutta la musica tonale (ma ci sono comunque le eccezioni ammesse..)

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Una eccezione molto comune è la' possibilità di operare la cosiddetta risoluzione "per scambio" ovvero, meglio se tra parti interne (tenore e contralto), la tonica può essere toccata da una voce vicina a quella che ha fatto sentire la sensibile

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In questo esempio il Si del tenore risolve sul Do del contralto. Si usa spesso nei passaggi tra V grado e I grado per poter avere l'accordo completo sul I grado

8 Note che non possono essere raddoppiate

Tutte le note che hanno risoluzione obbligatoria, non possono essere raddoppiate in un accordo per il banale motivo che la loro risoluzione corretta prevederebbe un movimento di ottave proibite

9 Non possono esserci salti melodici eccedenti

All'interno di una scala maggiore, il salto ascendente dalla quarta alla settima è eccedente ed è vietato

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Nel modo minore il salto ascendente dalla sesta alla seconda (corrisponde all'esempio sopra) e il salto dalla sesta alla sensibile (ovvero alla settima alterata)

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Le note al di fuori dell’armonia

Ci possono essere note al di fuori dell’armonia che, pur non facendo parte dell’accordo, possono essere inserite. Le principali sono:

1 Note di passaggio

Note in tempo debole (sul “levare”) che congiungono due note dell’armonia per grado. Ad esempio:

 

Il Si è sul primo levare ed è nota di passaggio

2 Note di volta

Note sul tempo debole che si muovono di grado e ritornano sulla nota di partenza

 

Volta ascendente

 

Volta discendente

3 Ritardi

Nota che ritarda la discesa di grado sul tempo debole dell’accordo successivo

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